Alla Città della Salute di Torino si studierà la vista degli astronauti
Da Gianluca Rini
Maggio 02, 2025

La Città della Salute e della Scienza di Torino apre un nuovo capitolo nella ricerca aerospaziale: l’ospedale universitario coordina, insieme alla NASA, uno studio all’avanguardia per capire perché alcuni astronauti, al rientro da missioni prolungate, presentino la Spaceflight Associated Neuro-ocular Syndrome (SANS). Lo scopo è anticipare il rischio e salvaguardare la vista degli equipaggi che affronteranno viaggi sempre più lunghi.
Torino porta la microgravità in sala operatoria
Il team guidato dall’oculista Andrea Grosso e dal professor Mario Morino ha trovato una soluzione ingegnosa per ricreare le condizioni che inducono la SANS.
Durante la chirurgia laparoscopica mininvasiva, i pazienti vengono posizionati in Trendelenburg, con il busto inclinato e la testa rivolta verso il basso, e l’addome viene insufflato di gas per creare spazio operativo. Queste due variabili, combinate, imitano l’aumento di pressione interna e lo spostamento di fluidi che caratterizzano la microgravità.
Che cosa accade all’occhio in orbita
Identificata nel 2005, la SANS comporta alterazioni strutturali oculari: edema del nervo ottico, modifiche retiniche, appiattimento del bulbo e incremento della pressione intracranica. In alcune persone i cambiamenti sono duraturi, con ripercussioni sulla capacità visiva. Individuare chi possiede una predisposizione resta, quindi, uno dei compiti più urgenti delle agenzie spaziali.
Come avverrà lo studio
Il protocollo selezionerà donne e uomini fra 40 e 75 anni sottoposti a interventi addominali in laparoscopia o con robot. Operazioni superiori alle due ore forniranno un arco temporale adeguato per registrare valori di pressione oculare prima, durante e dopo l’anestesia, immagini retiniche ad alta definizione, parametri emodinamici e posturali.
Il Politecnico di Torino, attraverso il BioMedLab, tradurrà le misurazioni in modelli matematici; l’Università Milano-Bicocca svilupperà algoritmi di intelligenza artificiale per riconoscere i fattori di rischio. Collaborano anche le università di Houston, Sydney e Wellington, a conferma della portata internazionale di un’iniziativa che nasce in Piemonte e guarda alle future missioni.
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Gianluca Rini
Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.