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È morto Giuseppe Parlato, tra i maggiori esperti di fascismo e dei movimenti politici italiani del XX secolo

Da Claudio Pasqua

Giugno 02, 2025

È morto Giuseppe Parlato, tra i maggiori esperti di fascismo e dei movimenti politici italiani del XX secolo

Giuseppe Parlato, scomparso il 2 giugno a Roma all’età di 73 anni, è stato uno dei principali studiosi italiani del neofascismo. Le sue ricerche, sempre fondate su un rigoroso esame delle fonti – spesso scarse o lacunose – hanno rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per chi si sia avvicinato allo studio della destra radicale nel dopoguerra. La sua posizione si è sempre distinta per equilibrio e rigore storiografico: lontana tanto dalle narrazioni autoassolutorie di certa memorialistica nostalgica quanto dagli approcci ideologicamente militanti di alcuni autori antifascisti.

Uno dei suoi maggiori meriti è stato il lavoro di raccolta, conservazione e diffusione di importanti fonti documentarie sulla destra italiana del dopoguerra, svolto attraverso la Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice, di cui è stato a lungo l’anima e presidente fino alla fine. Oggi, grazie al suo impegno, numerosi studiosi possono accedere a fondi archivistici fondamentali per comprendere l’evoluzione del Movimento Sociale Italiano e delle sue trasformazioni.

Nato a Milano il 29 maggio 1952 e laureato a Torino, Parlato aveva collaborato a lungo con Renzo De Felice, considerato il principale storico del fascismo, e aveva insegnato Storia contemporanea all’Università di Camerino e all’Università San Pio V di Roma (oggi Università degli Studi Internazionali), di cui era stato anche rettore.

I suoi primi studi si concentrarono sul Risorgimento, ma ben presto si dedicò allo studio delle correnti del fascismo e del neofascismo che cercarono di sviluppare un’ipotetica “terza via” tra capitalismo e comunismo, secondo una visione sociale mai realizzata da Mussolini. È del 2000 il saggio La sinistra fascista, pubblicato dal Mulino, che nel sottotitolo definiva quel progetto un “progetto mancato”. Sempre il Mulino ha pubblicato la sua opera più nota, Fascisti senza Mussolini (2006), che ricostruisce le attività dei reduci fascisti nel Meridione occupato dagli Alleati e segue la nascita e i primi passi del MSI fino alle elezioni politiche del 1948.

Uno degli aspetti più rilevanti di quella ricerca è l’analisi del ruolo di Pino Romualdi, vicesegretario del Partito fascista repubblicano e figura centrale nella nascita del MSI, che agì a lungo in clandestinità. Parlato ha evidenziato come Romualdi sia riuscito a ricomporre un mondo disperso, cercando contatti con ambienti conservatori, anticomunisti e atlantisti (dalla gerarchia ecclesiastica ai servizi segreti americani), disposti a reinserire i nostalgici del fascismo in funzione anti-marxista. Il libro, pur scritto da uno studioso di idee conservatrici, fu accolto con freddezza da parte della destra neomissina, poiché ne metteva in discussione la narrazione epica delle origini.

Nel 2017 ha pubblicato La Fiamma dimezzata (Luni editore), dedicato alla fase che va dal ritorno di Giorgio Almirante alla guida del MSI nel 1969 fino alla scissione di Democrazia Nazionale. Un libro che interpreta quella frattura come una prematura anticipazione della svolta che la destra italiana avrebbe poi intrapreso negli anni ’90. Parlato ha avuto il merito di non ridurre la storia missina degli anni Settanta a violenza e eversione nera, riconoscendo anche legittimità e dignità politica ai fuoriusciti, troppo spesso etichettati come “traditori” ma in realtà eredi coerenti della linea moderata di Arturo Michelini.

Parlato era stimato anche negli ambienti culturali progressisti per il suo approccio serio e dialogante. Oltre che studioso, è stato un efficace promotore culturale e punto di riferimento della Fondazione Spirito-De Felice.

Lo avevamo intervistato il 10 febbraio 2024 a Bussoleno, in occasione del Giorno del Ricordo, per una conferenza pubblica sul dramma delle foibe, in dialogo con un altro autorevole storico, Gianni Oliva. In quell’occasione, di fronte a un pubblico attento e partecipe, Parlato ha contribuito a ricostruire con rigore e sensibilità una pagina dolorosa della nostra storia nazionale. 

Chiunque oggi si occupi seriamente del neofascismo e delle sue trasformazioni nel dopoguerra italiano, specie nelle sue forme più istituzionalizzate – oggi presenti al governo – ha un debito intellettuale nei confronti del lavoro di Giuseppe Parlato.

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Claudio Pasqua

Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana

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