Carlo Levi Da Torino alla Basilicata
Da Redazione TorinoFree.it
Novembre 26, 2018

Scrittore, politico, medico, pittore, poeta, Carlo Levi ha attraversato nel corso della sua lunga vita la maggior parte delle vicende del Novecento italiano, restando sempre dalla parte di chi era considerato il più debole.
Nato a Torino il 29 novembre 1902, Carlo era il primogenito di Ercole Levi e di Annetta Treves, sorella del leader socialista Claudio, studiò al liceo Alfieri di Torino, frequentato da Leone Ginzburg, Massimo Mila, Giulio Einaudi, Giaime Pintor e Cesare Pavese, laureandosi nel 1924 in medicina.
Levi divenne poi assistente del professor Micheli presso la Clinica Medica dell’Università di Torino e negli anni successivi condusse lavori sperimentali sulle epatopatie e sulle malattie delle vie biliari.
Nel 1929 fu fondato a Parigi il gruppo Giustizia e Libertà, cui facevano parte i fratelli Rosselli, Emilio Lussu, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi e Levi ne divenne il principale esponente a Torino, partecipando nel 1931 alla stesura del Programma rivoluzionario di Giustizia e Libertà, con i suoi frequenti viaggi a Parigi nel ruolo di pittore per una serie di rischiosi contatti con i fuoriusciti antifascisti.
Da sempre interessato alla pittura, Carlo si unì al gruppo dei Sei di Torino, sostenuti da Edoardo Persico e dallo storico dell’arte e critico Lionello Venturi e dal 1932 al 1934 visse a Parigi.
Arrestato nel marzo 1934 per i suoi collegamenti con Giustizia e Libertà, Levi fu rilasciato in maggio, ma il 15 maggio 1935 venne arrestato per la seconda volta e condannato a tre anni di confino di polizia in Lucania, prima a Grassano, poi ad Aliano.
Nel maggio 1936, in occasione della proclamazione dell’Impero, Carlo fu graziato dal periodo di confino e nel 1939 le leggi razziali lo spinsero a fuggire in Francia, da cui tornò nel 1941, stabilendosi a Firenze.
Imprigionato nella primavera 1943, Levi fu liberato il 26 luglio dello stesso anno e divenne un membro del Comitato toscano di liberazione oltre ad essere condirettore del quotidiano fiorentino La Nazione del Popolo, un organo del Cln.
Levi nel 1945 pubblicò Cristo si è fermato a Eboli, scritto a Firenze negli ultimi anni di guerra, dove racconta la sua esperienza del confino, diventato il suo scritto più famoso e tradotto in numerose lingue.
Nel giugno 1945 lo scrittore si trasferì a Roma, dove diresse L’Italia libera, organo nazionale del Partito d’Azione e riprese l’attività di pittore, con mostre personali in Italia e, nel 1947, a New York, presso la Wildenstein Gallery, e con partecipazioni alle più importanti rassegne periodiche.
Agli inizi degli anni Cinquanta Levi pubblicò L’orologio, scritto a Roma tra il 1945 e il 1946 e, tra il 1951 e il 1952, fece una serie di viaggi in Calabria, accompagnato da Rocco Scotellaro, poi in Sicilia e in Sardegna, e nel 1955 viaggiò in Urss, poi l’anno successivo si recò in India e, nel 1959, in Cina.
Nel 1955 scrisse Le parole sono pietre , nel 1959 La doppia notte dei tigli, nel 1960 Un volto che ci somiglia e nel 1964 Tutto il miele è finito.
Eletto senatore nel 1963 nelle liste del Partito comunista italiano Levi fece parte della Commissione parlamentare Istruzione pubblica e Belle Arti.
Nel 1973 lo scrittore fu colpito da distacco della retina ed è sottoposto a due interventi chirurgici e in stato di temporanea cecità, realizzò 140 disegni e scrisse, con uno speciale telaio, un lavoro che venne pubblicato postumo con il titolo Quaderno a cancelli.
Fra il 7 e il 10 dicembre 1974 Levi compì l’ultima visita in Basilicata, con una cartella di sette litografie ispirate al Cristo si è fermato a Eboli, edita dall’editore Esposito di Torino.
Ricoverato in ospedale il 23 dicembre 1974, Carlo Levi morì a Roma il 4 gennaio 1975 dopo alcuni giorni di coma ed è sepolto in Basilicata, ad Aliano.
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