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Castello di Rivoli e Gam L’emozione dei Colori nell’arte

Da Redazione TorinoFree.it

Febbraio 20, 2017

Castello di Rivoli e Gam L’emozione dei Colori nell’arte

emozione gam 1Una grande mostra sta per aprire al Castello di Rivoli e alla Gam di Torino, infatti, da martedì 14 marzo a domenica 23 luglio ci sarà L’emozione dei Colori nell’arte, un’esposizione con oltre 400 opere d’arte dal Settecento al presente.

Tra le opere esposte quelle di Kandinsky, Matisse, Klee, Balla, Munch e Fontana per ripercorrere in una grande mostra collettiva la storia, le invenzioni, l’esperienza e l’uso del colore nell’arte moderna e contemporanea occidentale, oltre che nelle culture non occidentali e in quelle indigene.

La mostra indaga l’utilizzo del colore nell’arte dando conto di movimenti e ricerche artistiche che si discostano dagli studi tradizionali sul colore e l’astrazione, con opere che arrivano dalle collezioni di musei quali il Reina Sofia di Madrid, il MNAM Centre Georges Pompidou di Parigi, il Paul Klee Zentrum di Berna, il Munchmuseet di Oslo, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Tate Britain di Londra, la Dia Foundation di New York, la AGNSW Art Gallery of New South Wales di Sydney, oltre che dai due musei GAM-Torino e Castello di Rivoli e da numerose collezioni private.

I precedenti dell’arte astratta moderna sono studiati con opere dei seguaci Hindu Tantra (XVIII secolo) e dei Teosofisti (XIX secolo) che utilizzavano le forme-colore come fonti per la meditazione e la trasmissione immateriale del pensiero.

Il punto di avvio nell’astrazione teosofica furono le ricerche di Annie Besant (1847-1933) che scrisse attorno al 1904 “dipingere le forme vestite dalla luce di altri mondi con i colori ottusi della terra è un compito arduo; esprimiamo gratitudine a chi ha tentato di farlo. Avrebbero bisogno di fuoco colorato, ma hanno solo pigmenti e terre a disposizione”.

Alla fine del Settecento, Isaac Newton scopri che i colori corrispondevano a specifiche e oggettive onde elettromagnetiche non assorbite da materiali, ma Johann Wolfgang von Goethe, che pubblicò nel 1810 Zur Farbenlehre (La teoria dei colori) disse che i colori sono prodotti dalla mente e non oggettivi, con il fenomeno degli Afterimage colors, cioè il fatto che l’occhio umano percepisce come immagine residua il colore complementare a un colore osservato con persistenza su di una superficie bianca.

L’Ottocento fu anche il secolo del grande sviluppo della chimica e della scoperta dei colori sintetici derivati dal catrame di carbone e della standardizzazione industriale dei colori con i vari codici RAL e Pantone.

L’emozione dei colori nell’arte riflette sul tema da un punto di vista che parte dalla luce, dalle vibrazioni e dal mondo affettivo, che torna alla visione di Goethe, attribuendovi un valore nuovo nell’uso del colore nell’era digitale.

Nel corso della mostra, il neuroscienziato Vittorio Gallese dirigerà un laboratorio di studio neuroscientifico incentrato sull’esperienza del pubblico di fronte alle opere d’arte.

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