Torino riapre i rifugi antiaerei, un viaggio nella storia sotterranea
Da Redazione TorinoFree.it
Febbraio 28, 2014

Riapre il primo rifugio antiaereo a Torino, sotto piazza Risorgimento, uno dei primi ad aprire di un percorso nella storia della città durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il Comune di Torino e il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra stanno allestendo un particolare percorso sotterraneo che si snoderà tra tutti i rifugi antiaerei ricavati sotto la città durante la Seconda Guerra Mondiale. Per il momento ha riaperto il primo, in Piazza Risorgimento, 700 metri quadri divisi in tre gallerie che si snoda in profondità per 12 metri. Il più grande rifugio anti bomba tra tutti.
Altri rifugi si trovano in zona collinare,sotto al parco G.Leopardi e sotto il Monte dei Cappuccini, in zona Cittadella invece per i rifugi vengono sfruttati i percorsi del settecento di gallerie contromina.
Al 15 dicembre 1944, secondo dati del Museo della Resistenza, i rifugi pubblici potevano accogliere 46.402 persone. C’erano poi quelli casalinghi, divisi in rifugi normali e di circostanza, segnalati di fianco ai portoni con una R bianca. I primi potevano accogliere 41.222 persone, 955 in tutta la città, i secondi erano 15.076. Contando rifugi veri e rifugi casalinghi normali, solo il 15% la percentuale di reale sicurezza per le persone. Un elenco dei rifugi pubblici disponibili è è oggi conservato all’Archivio Storico, in cui ne figurano 45.
In merito di costruzione, esiste un manuale che spiega come costruire i ricoveri per la protezione aerea, che dovevano rispondere a diversi parametri: ogni edificio doveva prevedere un ricovero che potesse contenere almeno la metà degli abitanti di quell’edificio; i rifugi dovevano proteggere la popolazione dalle bombe, ma anche dalle sostanze tossiche e dai moti d’aria derivanti dagli scoppi.30 invece il numero di persone massime per ogni rifugio, che doveva essere costruito vicino alle scale.
I ricoveri collettivi pensati per impiegati di ufficio e aziende, dovevano invece avere due ingressi, di cui uno su un ampio spazio aperto e una ventilazione sufficiente con parametri precisi e dovevano essere dotati di latrine, acqua, canne di ventilazione, l’illuminazione garantita attraverso energia elettrica o mezzi di circostanza, come lampade e accumulatori. (fonte: Museo Torino).
Dall’inizio della guerra, in città si scavavano chilometri di trincee sempre più profonde, per garantire un impatto minore sulla popolazione, solo nel dicembre 1941 iniziarono a venire smantellate perchè considerate inefficaci.
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