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Perché San Giovanni è il patrono di Torino? Storia e curiosità

Da Gianluca Rini

Giugno 24, 2025

Perché San Giovanni è il patrono di Torino? Storia e curiosità

Nel cuore del Piemonte, il capoluogo regionale affida la propria identità religiosa a San Giovanni Battista. La scelta di questo patrono risale a un’epoca remota e intreccia devozione cristiana, consuetudini e suggestioni.

Oggi come nel Medioevo, la festa dedicata al santo illumina le vie torinesi, trasformando l’intero centro storico in un palcoscenico a cielo aperto. Per comprendere la profondità di questo legame occorre riportarsi indietro di quasi un millennio e mezzo, quando un sovrano longobardo decise di consacrare la città proprio a San Giovanni.

Le origini del patrono torinese

Correva l’anno 602: Aginulfo, re dei Longobardi, fece erigere una nuova chiesa accanto alle antiche mura romane. Al suo interno venne custodito un minuscolo frammento osseo, giunto in corte dopo un lungo viaggio attraverso la penisola.

Per celebrare l’arrivo della reliquia, le cronache parlano di giorni densi di banchetti, canti corali e funzioni solenni. Da quel momento la cattedrale – nucleo dell’attuale Duomo di Torino – divenne il fulcro della vita liturgica cittadina.

Il Battista, già protettore dell’intero Regno longobardo, assunse un ruolo centrale anche per gli abitanti della futura capitale sabauda, sancendo un rapporto che il tempo non avrebbe scalfito.

Riti secolari tra sacro e folclore

La solennità di San Giovanni si articola in una sequenza di cerimonie tramandate senza interruzioni. L’esposizione della reliquia precedeva una processione, in cui il clero, affiancato da autorità civili, attraversa le vie principali.

Nelle ore che precedono la veglia, la città si riempiva di canti e danze collettive, note come balloria, che animavano i luoghi. Veniva organizzata una corsa di buoi in Borgo Dora. L’atmosfera celebrativa persiste ancora oggi e avvicina residenti e visitatori alla radice più antica della tradizione.

Il Farò e l’oracolo del toro ardente

Il momento culminante resta il Farò, imponente falò al centro di piazza Castello. Poco prima della mezzanotte del 23 giugno, il più giovane figlio del principe appiccava il fuoco alla pira alta diversi metri.

Una sagoma taurina in legno è al centro di questo momento: quando le fiamme la consumano, la sua caduta funzionerebbe, in base al rito tradizionale, da presagio. Se il toro si inclina verso sud, la tradizione assicura prosperità all’intera comunità; se invece cede in direzione nord, dove sorgeva il Palazzo Reale, l’anno seguente sarebbe, secondo questa tradizione, gravoso.

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Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.

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