Imprese in Piemonte: quasi 9.000 chiusure nel primo trimestre del 2025
Da Gianluca Rini
Aprile 25, 2025

Il primo trimestre 2025 consegna un’immagine sfaccettata del tessuto imprenditoriale piemontese: il saldo tra aperture e chiusure rimane negativo, ma la riduzione delle attività rallenta sensibilmente rispetto a un anno fa. Le realtà dotate di maggior capitale mantengono la rotta, mentre micro e piccole imprese, soprattutto nei comparti agricolo e manifatturiero, faticano a restare sul mercato. Torino, baricentro economico regionale, non basta a invertire la tendenza che accomuna ogni provincia.
L’andamento generale delle imprese in Piemonte
Tra gennaio e marzo le iscrizioni al Registro Imprese si sono fermate a 7.603, circa trecento in meno rispetto al primo trimestre 2024. Le cessazioni, 8.986, risultano inferiori di quasi novecento unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il bilancio resta così in territorio negativo, con 1.383 aziende in meno, ma il divario si restringe in modo evidente (nel 2024 la perdita ammontava a 1.934 unità). Il tasso di crescita, pari a -0,33%, supera il -0,46% segnato l’anno scorso pur restando distante dalla quasi stabilità registrata a livello nazionale (-0,05%).
I dati sulla struttura giuridica
A fine marzo il Piemonte conta 417.810 imprese, cioè il 7,1% del totale italiano. L’analisi delle forme giuridiche rivela percorsi divergenti: le società di capitale avanzano dello 0,57%, segno di maggiore patrimonializzazione e capacità di resistenza; le imprese individuali, pur restando maggioritarie, arretrano dello 0,62%; le società di persone scendono dello 0,52%, mentre le altre configurazioni si contraggono dello 0,48%.
La fotografia indica una progressiva migrazione verso modelli più strutturati, probabilmente indotta dall’esigenza di affrontare mercati complessi con basi finanziarie robuste.
I settori economici
Solo l’area dei servizi diversi da commercio e turismo riesce a chiudere il trimestre con un leggero incremento, quantificato nello 0,21%. Al contrario, le costruzioni cedono lo 0,36%, il turismo lo 0,49%, la manifattura lo 0,78% e il commercio lo 0,82%.
L’arretramento più vistoso riguarda l’agricoltura, in flessione dell’1,30%. Il rimbalzo edilizio legato ai cantieri ancora aperti mitiga le perdite nel comparto, mentre l’industria paga la frenata della domanda estera e l’innalzamento dei costi energetici.
Il panorama provinciale
Torino ospita oltre la metà delle sedi d’impresa piemontesi – precisamente il 52,7% – seguita da Cuneo con poco più del 15% e da Alessandria con il 9,39%. Eppure, nessuna provincia archivia il trimestre in terreno positivo.
Torino limita la flessione allo 0,22%, Novara allo 0,17%, mentre Asti accusa la contrazione più marcata con un –0,81%. Biella, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola si assestano tra il –0,44% e il –0,65%. L’uniformità della decrescita indica fragilità condivise, specialmente nei settori tradizionali di piccola scala.
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Gianluca Rini
Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.