C’è grande esultazione nel settore medico, dal momento che l’Università di Torino, in collaborazione con l’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare di Milano, ha trovato il punto debole del tumore al colon-retto, malattia che per lungo tempo continua ad essere tra le più distruttive nel mondo.
Tale scoperta è avvenuta per la prima volta nel nostro paese e, oltre alle università appena citate, hanno partecipato al lungo e delicato lavoro scientifico anche l’Istituto per il Cancro di Candiolo, l’Istituto Nazionale Genetica Molecolare Ingm di Milano, l’Asst Grande Ospedale Niguarda di Milano e l’azienda Cogentech.
Le caratteristiche legate al tumore al colon
Spesso una delle soluzioni principali per combattere i tumori è legata all’imuno-terapia, pratica molto efficace in diversi casi, ma quando si tratta del tumore al colon le funzioni non vanno come dovrebbero e l’utilizzo non è per nulla impattante, perché la reazione del tumore è quasi nulla, tanto che il caso è stato definito “tumore freddo“.
Il punto debole del tumore al colon individuato dalle recenti scoperte permetterebbe all’imuno-terapia di avanzare con forza, riuscendo a diminuire sempre di più l’avanzamento del processo velenoso.
La cura per il tumore al colon
L’intero processo che riuscirebbe a far combattere la malattia è stato chiarito da Alberto Bardelli, direttore di ricerca all’università di Torino, rilasciando queste dichiarazioni:
“Nella maggior parte dei pazienti, questi meccanismi sono ancora funzionanti. Solo nel 5% dei pazienti il tumore ha perso questo meccanismo e produce quindi proteine alterate che attivano il sistema immunitario.
Cercando di convertire i tumori ‘freddi’ in tumori ‘caldi’, i ricercatori guidati da Vito Amodio, di Ifom, Università di Torino e Istituto di Candiolo, hanno scoperto che alcuni dei tumori più resistenti nascondono parti più vulnerabili.
Utilizzando nei topi la 6-Tioguanina, un farmaco già utilizzato nel trattamento di alcune leucemie, sono riusciti ad allargare le zone calde di questi tumori, che diventano quindi trattabili con l’immunoterapia. Stiamo ora verificando se è possibile estendere agli esseri umani i risultati ottenuti negli animali da laboratorio.”
La cosa quindi non è ancora certa, ma questo proseguimento è fondamentale ed è molto importante per estendere la ricerca ad un ottimo punto, in attesa di ulteriori annunci che possano portare ad una grande notizia.