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Mal’Aria di città 2025: i dati su Torino nel nuovo rapporto di Legambiente

Da Gianluca Rini

Febbraio 10, 2025

Mal’Aria di città 2025: i dati su Torino nel nuovo rapporto di Legambiente

Le normative europee che entreranno in vigore tra cinque anni stabiliranno nuovi parametri per la qualità dell’aria, e il territorio italiano fatica a prepararsi in modo adeguato. Secondo l’analisi condotta dall’associazione Legambiente nel documento Mal’Aria di Città 2025, i livelli di smog nelle aree urbane continuano a superare soglie considerate accettabili, evidenziando un problema che andrebbe affrontato con strategie incisive.

La stessa organizzazione ha avviato la campagna itinerante Città2030, attiva fino al 18 marzo, per valutare lo stato del trasporto sostenibile nei capoluoghi e la sicurezza sulle strade, soprattutto per chi si sposta a piedi o in bicicletta.

Le prossime soglie europee per la qualità dell’aria

Entro il 2030 si prevedono limiti più rigorosi per le emissioni di particolato e di altre sostanze nocive, e la situazione attuale appare complicata in molte zone. Nel 2024, in base a rilevazioni diffuse, 25 centri urbani su 98 hanno ecceduto il parametro giornaliero per le polveri sottili. In numerose città sono presenti diverse stazioni di controllo e molte di queste hanno registrato valori oltre la soglia consentita.

Tra i luoghi con il dato peggiore spicca Frosinone (area dello scalo), che ha raggiunto quota 70 giorni di superamento, seguita da Milano (centralina di via Marche) a 68 giorni. Anche Verona resta a livelli piuttosto alti, con Borgo Milano a 66 e un’altra stazione ferma a 53.

In diverse realtà del Veneto, come Vicenza e Padova, più di una rilevazione ha segnalato valori fuori norma, con una concentrazione giornaliera media superiore ai 50 microgrammi per metro cubo. L’elenco dei centri colpiti comprende altri capoluoghi come Torino, Monza, Napoli e Brescia, a dimostrazione di un problema che si estende da nord a sud.

La fotografia del monitoraggio di Mal’Aria

Il quadro generale mette in risalto una circolazione di inquinanti che non risparmia zone geograficamente distanti. Cremona, Bergamo, Piacenza e Rimini compaiono nell’elenco, e situazioni analoghe emergono a Terni, Ferrara, Ravenna e Mantova. Secondo chi ha raccolto i dati, la questione è radicata e richiede interventi strutturali e una diversa pianificazione per quanto riguarda il traffico, i trasporti pubblici e le politiche urbane.

L’organizzazione ambientalista sottolinea che l’emergenza smog risulta spesso sottostimata, nonostante molte aree urbane vedano più di una centralina segnalare valori elevati per le polveri fini o il biossido di azoto.

La situazione in Piemonte

Nel contesto piemontese, si registra una diminuzione delle concentrazioni inquinanti rispetto agli anni scorsi. Alessandria, spesso in una posizione critica in passato, quest’anno rileva 32 superamenti giornalieri del limite di 50 microgrammi per metro cubo di PM10, senza oltrepassare i valori stabiliti dalla legge. Asti, invece, va oltre i parametri su una centralina, che raggiunge 37 giornate problematiche.

Per Torino, quattro stazioni su cinque risultano fuori dai livelli consentiti: Grassi totalizza 36 sforamenti, Lingotto e Rebaudengo arrivano a 55, mentre Rubino si ferma a 41. Non emergono, invece, dati negativi sugli ossidi di azoto, che restano sotto i numeri limite. Complessivamente, la regione appare in graduale miglioramento, ma molti capoluoghi continuano a mostrare criticità significative.

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Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.

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