L’Amore Malato: un convegno di confronto e speranza contro la violenza
Da Claudio Pasqua
Novembre 29, 2024
Nella suggestiva cornice del Teatro Cinema Massaua, a Torino, il 27 novembre si è tenuto il convegno intitolato “L’Amore Malato”, organizzato dal Rotary Club Torino NEXT con il progetto Rosa NEXT. Un evento toccante che ha affrontato con coraggio e profondità un tema delicato e urgente: la violenza contro le donne e i meccanismi psicologici, sociali e culturali che la alimentano.
La serata ha riunito esperti, rappresentanti istituzionali e figure impegnate in prima linea nella lotta contro la violenza di genere. Moderata da Gianni Firera, responsabile della comunicazione del Rotary Club Torino Next, l’iniziativa ha offerto un’occasione di riflessione collettiva, spunti pratici e, soprattutto, un messaggio di speranza.
Quando l’amore si ammala
Il titolo, “L’Amore Malato,” racchiude una verità spesso sottovalutata: ciò che inizia come un rapporto sano può trasformarsi in una spirale di paura, dolore e controllo. Come sottolineato nell’introduzione dell’evento, molte storie che iniziano come fiabe possono evolvere in drammi, lasciando segni indelebili sulle vittime.
Gli occhi cambiano, le anime si allontanano, e un filo rosso di sofferenza lega chi subisce e chi compie violenza. Il risultato è un’escalation che travolge le vite delle persone coinvolte e si riflette tragicamente nella cronaca quotidiana. È chiaro che la sola denuncia, seppur fondamentale, spesso non basta per interrompere questo ciclo distruttivo.
Una tavola rotonda di esperti
Il convegno ha visto la partecipazione di figure di spicco impegnate sul territorio piemontese per affrontare la violenza di genere.
Durante il convegno, Rosanna Schillaci, responsabile delle Pari Opportunità della Città Metropolitana di Torino, ha evidenziato l’importanza cruciale delle associazioni e degli enti del territorio nella lotta contro la violenza di genere. Nel suo intervento, ha sottolineato come questi attori rappresentino un ponte fondamentale tra le istituzioni e le persone in difficoltà, contribuendo a sviluppare soluzioni che siano concrete e applicabili nel breve e medio termine.
Secondo Schillaci, è essenziale promuovere una rete di supporto capillare e ben organizzata, capace di rispondere in modo tempestivo alle esigenze delle vittime. “Non basta denunciare – ha dichiarato – serve un intervento integrato che parta dal territorio, coinvolgendo scuole, famiglie, operatori sanitari e giuridici. Solo così possiamo sperare di incidere in modo significativo sul fenomeno della violenza.”
Ha inoltre sottolineato come la collaborazione tra enti pubblici e privati possa portare alla creazione di servizi innovativi e accessibili, come centri antiviolenza, sportelli di ascolto e percorsi di sensibilizzazione rivolti alla comunità. Tra le proposte emerse, c’è l’idea di rafforzare le iniziative educative nelle scuole per sensibilizzare i più giovani sui valori del rispetto e dell’uguaglianza, mirando a prevenire la violenza prima che si manifesti.
L’intervento di Schillaci ha dunque messo in luce l’importanza di un impegno collettivo, basato su azioni sinergiche e sullo sviluppo di strategie mirate che possano concretizzarsi in tempi relativamente rapidi. Un messaggio che ha colpito il pubblico presente, dimostrando come, attraverso il lavoro condiviso, sia possibile affrontare con maggiore efficacia un tema così complesso.
Stefania Gerbino, membro del Consiglio Direttivo di Telefono Rosa Piemonte, ha evidenziato il ruolo fondamentale del supporto immediato e dell’ascolto per le donne che trovano il coraggio di chiedere aiuto. Ha sottolineato come un’organizzazione come Telefono Rosa, attiva da oltre 30 anni su tutto il territorio nazionale, rappresenti un faro di speranza per migliaia di donne in difficoltà. Grazie a una rete capillare e a un’équipe di professionisti dedicati, l’associazione offre sostegno psicologico, consulenza legale e percorsi di reinserimento sociale, diventando un punto di riferimento per chi vive situazioni di violenza. “Ascoltare è il primo passo per cambiare il futuro di molte donne,” ha dichiarato.
Tra gli interventi più significativi, quello di Anna Maria Zucca, presidente dei Centri Antiviolenza EMMA Onlus e responsabile del progetto “S.O.S. Sostegno Orfani Speciali,” ha toccato un tema cruciale: la violenza non colpisce solo le vittime dirette, ma lascia profonde cicatrici anche nei figli, spesso testimoni silenziosi e impotenti di episodi traumatici. Zucca ha sottolineato l’importante lavoro svolto quotidianamente da EMMA Onlus sul territorio, fornendo supporto psicologico, legale e pratico alle donne in difficoltà. Solo nella città di Torino, il centro assiste oltre 500 casi all’anno, dimostrando quanto sia urgente e necessario un intervento strutturale.
Anna Maria Zucca ha sottolineato l’importanza del progetto SOS Sostegno Orfani Speciali, che si concentra sui figli delle donne uccise e dei padri detenuti per femminicidio. Il programma offre supporto psicologico, educativo e sociale a questi giovani, aiutandoli a ricostruire una vita spezzata e a superare i traumi profondi legati alle loro esperienze.
L’avvocata penalista Maria Letizia Ferraris ha ripercorso le principali tappe del progresso della legislazione italiana a tutela delle vittime di violenza, evidenziando come il quadro normativo si sia evoluto nel corso degli anni per garantire maggiore protezione e assistenza. Ha sottolineato l’importanza di leggi come il Codice Rosso, che accelera i procedimenti legali per le denunce di violenza, e ha illustrato le nuove misure volte a rafforzare il supporto alle vittime, come i programmi di tutela e reinserimento sociale. Ferraris ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di implementare ulteriormente gli strumenti giuridici per garantire interventi più tempestivi ed efficaci.
Guido Barosio, direttore di Torino Magazine, ha offerto un contributo significativo al dibattito, sottolineando il ruolo cruciale della comunicazione giornalistica nel trattare il tema della violenza di genere. Ha evidenziato come una narrazione accurata e responsabile sia indispensabile per far comprendere appieno la gravità di questo problema sociale. Barosio ha messo in guardia contro il rischio di stereotipi e semplificazioni, che possono distorcere la realtà e minimizzare l’impatto del fenomeno. Secondo il direttore, il giornalismo deve farsi portavoce di una sensibilizzazione autentica, capace di educare e informare, promuovendo una riflessione collettiva e contribuendo a un cambiamento culturale necessario.
Walter Comello, psicoterapeuta, criminologo e psicopatologo forense, ha offerto una visione approfondita sugli aspetti psicologici e patologici che spesso si celano dietro i comportamenti violenti. Ha spiegato come molte forme di violenza siano il risultato di disagi mentali non riconosciuti o non trattati, che trovano nella violenza un’espressione distorta e distruttiva.
Secondo Comello, uno psicologo osserverebbe questi comportamenti come il culmine di una serie di fattori: traumi non elaborati, carenze affettive, incapacità di gestire emozioni intense come rabbia o frustrazione, e modelli comportamentali appresi in contesti familiari problematici. Spesso, chi perpetra violenza non riesce a distinguere tra i propri conflitti interiori e il mondo esterno, proiettando la propria sofferenza sugli altri.
Comello ha sottolineato l’importanza di interventi terapeutici mirati non solo per le vittime, ma anche per i perpetratori, in modo da interrompere il ciclo della violenza. “Molti problemi sociali nascono da una mancata gestione del disagio mentale,” ha dichiarato. Per uno psicologo, sarebbe fondamentale lavorare sulla prevenzione, creando spazi di ascolto, interventi di supporto psicologico e programmi educativi che aiutino le persone a sviluppare empatia, consapevolezza emotiva e strumenti per gestire i propri conflitti in modo sano e costruttivo.
Il convegno è stato diretto da Giovanni Firera, responsabile della comunicazione di Rotary Next-Torino, che ha moderato il dibattito con attenzione e competenza, evidenziando gli aspetti più significativi e coinvolgenti per un pubblico qualificato e sensibile. Durante l’evento, Firera ha sottolineato l’importanza che un club Rotary, tradizionalmente associato a progetti filantropici e culturali, abbia scelto di affrontare una tematica sociale di tale rilevanza come la violenza di genere. Ha evidenziato come questa scelta dimostri l’impegno concreto del club nel promuovere il cambiamento sociale e culturale, creando occasioni di confronto e consapevolezza su problematiche urgenti e delicate.
Uno dei temi centrali dell’evento è stato la necessità di un cambio di paradigma: non basta agire sulla repressione e sulla punizione, è fondamentale lavorare sulla prevenzione, l’educazione e il supporto psicologico. La serata ha evidenziato la complessità della violenza di genere, che non può essere affrontata con soluzioni univoche. Al contrario, richiede un impegno collettivo che coinvolga istituzioni, associazioni, scuole e cittadini.
Il ruolo della società civile
Il Rotary Club Torino Next, con il progetto Rosa Next, ha dimostrato ancora una volta come il coinvolgimento della società civile sia essenziale per costruire un futuro più giusto e sicuro. Gli organizzatori hanno sottolineato l’importanza di creare momenti di confronto come questo, in cui le parole non sono solo denuncia ma anche strumento di guarigione e consapevolezza.
Un messaggio di speranza
La sala gremita del Teatro Cinema Massaua ha accolto con calore gli interventi dei relatori, dimostrando che esiste una comunità pronta ad ascoltare, riflettere e agire. La serata si è conclusa con un messaggio chiaro: la violenza non è un destino inevitabile, ma un fenomeno che possiamo e dobbiamo combattere insieme, costruendo strumenti innovativi e promuovendo una cultura del rispetto e dell’empatia.
L’Amore Malato non è stato solo un convegno, ma un appello alla responsabilità collettiva. Perché, come è emerso dai racconti e dalle testimonianze, la vera soluzione passa dalla capacità di tutti noi di guardare oltre l’apparenza, ascoltare chi soffre e impegnarci affinché nessuna fiaba si trasformi mai più in un incubo.
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Claudio Pasqua
Giornalista scientifico. Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana