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Genio e Maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento

Da Redazione TorinoFree.it

Marzo 26, 2018

Genio e Maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento

genio venaria 1Dal 17 marzo al 15 luglio, la mostra Genio e Maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento, nelle sale delle arti al secondo piano della Venaria Reale, è un viaggio nell’arte dell’intaglio pregiato del mobilio e dell’ebanisteria in Piemonte tra i due secoli.

In 130 manufatti esposti, per la prima volta mostrati al pubblico e recuperati dalle collezioni segrete e da quelle delle Residenze Reali, è raccontata storia, cultura e significato non solo dell’epoca, ma dell’arte dell’intaglio, fra trasformazioni, tecniche e segreti di un artigianato raffinato e artistico.

Fa parte della mostra il lavoro di restauro di quaranta arredi che ha visto impegnato il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, in una serie di percorsi didattici e scientifici della mostra, con l’organizzazione delle botteghe, l’aggiornamento culturale, tecnologico e scientifico di queste maestranze con altri artigiani specializzati.

Il percorso parte dalla storia della bottega con le antiche macchine e gli strumenti di lavoro,  vari documenti storici dell’Università e la corporazione degli artigiani dei mobili di Torino.

Il minusiere è colui che in Piemonte costruisce i mobili in una bottega di maestri, lavoranti e apprendisti; lavora finemente il legno con strumenti e si differenzia dalla categoria più umile e dedita alle lavorazioni meno elaborate.

L’Università fu un’associazione di mestiere attiva dalla metà del XVII secolo alla metà del XIX, i cui statuti definivano le regole per intraprendere la professione, la codifica delle lavorazioni e la validazione dei manufatti, oltre a costituire un valido strumento di tutela della categoria.

I primi maestri giunsero in Piemonte fin dal Seicento, arrivando poi alla perfezione della tarsia settecentesca per le Corti Reali, come il Maestro Pietro Piffetti, ebanista del Re, che lavorò al riordino del mobilio reale dopo la Restaurazione.

Tra gli oggetti più curiosi della mostra c’è la Voliera, collocata in origine nella Galleria di Levante della Palazzina di Caccia di Stupinigi, dono per il matrimonio nel 1850 tra Ferdinando di Savoia ed Elisabetta di Sassonia.

C’è anche il monumentale coro di Prinotto, tornato in Italia dopo più di due secoli. Infatti, era scomparso, poi all’inizio dell’Ottocento finì in una cantina a Nizza, dove lo ritrovò casualmente un gentiluomo irlandese, Edward Joshua Cooper, che lo spedì nel suo castello di Markree, in seguito lo cedette alla cattedrale di St. Mary a Tuam, fu ritrovato dall’antiquario Fabrizio Apolloni, e nel 2002 studiato da Roberto Antonetto.

Negli ultimi vent’anni il coro era in un deposito a Londra, fino a quando nell’ottobre 2017 Marco Fabio Apolloni, figlio dell’antiquario, ne ha proposto il restauro presso il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, per presentarlo in mostra.

Sono storie curiose, recuperi e maestranze e tecniche legate a opere preziose di ebanisteria e d’intaglio attraverso la storia di un raffinato mestiere d’arte che si sviluppò nello Stato Sabaudo, a Torino e Genova, per le più importanti committenze reali e nobiliari e nel costante dialogo tra le arti.

Per informazioni, prenotazioni, visite guidate e biglietti, è possibile scrivere a [email protected] o recarsi alla biglietteria centrale di Venaria Reale.

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