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Cinema d’Autore in 35 mm: a Torino torna l’evento sulla Terrazza di Eataly

Da Gianluca Rini

Luglio 07, 2025

Cinema d’Autore in 35 mm: a Torino torna l’evento sulla Terrazza di Eataly

La luce del proiettore che attraversa la notte, il fruscio del nastro che scorre, l’intervallo in cui si scambiano commenti a bassa voce: a Torino queste sensazioni riaffiorano con “Cinema in 35 mm”, rassegna curata da Eataly insieme a Hiroshima Mon Amour e al Museo Nazionale del Cinema.

Dal 15 luglio al 5 agosto, ogni martedì dopo il tramonto, la Terrazza di Eataly Lingotto si trasforma in una sala sotto le stelle, offrendo ai cinefili un ritorno all’esperienza visiva che ha fatto innamorare intere generazioni.

Una proiezione che profuma di nostalgia

Lo schermo all’aperto ripropone il rito analogico in tutta la sua autenticità: bobine che vengono cambiate a vista, graffi minimi che raccontano la storia di ogni copia, la parola “FINE” che chiude la serata come un timbro d’autore.

Gli organizzatori invitano il pubblico a osservare il macchinista durante il cambio delle pizze, un invito a osservare l’ingranaggio stesso del cinema, elemento spesso invisibile nell’era digitale. Chi partecipa non assiste soltanto a una proiezione, ma vive un piccolo viaggio nel tempo, accompagnato da una vista privilegiata sul profilo industriale del Lingotto illuminato.

Quattro film per indagare il confine tra realtà e invenzione

Il cartellone è declinato in quattro opere. I Fratelli Coen aprono con Il grande Lebowski, commedia di identità scambiate dove un tappeto “davvero dava carattere alla stanza”.

A seguire L’avversario di Nicole Garcia, ispirato a un fatto di cronaca reso celebre dal libro di Emmanuel Carrère: qui la menzogna diventa quotidianità fino a travolgere ogni certezza.

Bryan Singer firma il terzo appuntamento con I soliti sospetti, thriller corale celebre per un finale rimasto nella storia del genere.

Chiude il ciclo La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen, fiaba metacinematografica in cui lo schermo si apre e i personaggi prendono per mano gli spettatori, chiedendo loro di sospendere l’incredulità.

Un tributo a Orson Welles

Pur senza inserirlo in calendario, la rassegna rende omaggio a F for Fake, saggio di Orson Welles che ragiona su inganno e arte. Il curatore Paolo Gargarone definisce l’intero progetto “un gioco di specchi” in cui film, spettatori e macchinari si riflettono l’uno nell’altro.

L’eredità di Welles si avverte in ogni dettaglio: nella scelta dei titoli, nella cura per la pellicola originale e nell’insistenza sul rapporto, spesso irrisolto, tra ciò che appare e ciò che è. Con questo spirito gli organizzatori propongono una piccola lezione di storia del cinema, vissuta in presa diretta.

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Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.

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