Torino Nothing Is Real e i Beatles
Da Redazione TorinoFree.it
Giugno 04, 2016

Dal 1 giugno al 2 ottobre, presso il MAO – Museo di Arte Orientale in Via San Domenico a Torino, si può visitare la mostra “Nothing Is Real”, ideata da Luca Beatrice e basata sull’incontro tra i Beatles e Maharishi Mahesh Yogi, colui che diede l’idea del viaggio mistico del leggendario gruppo inglese in India.
La mostra prende il nome da uno dei versi iniziali di ‘Strawberry fields forever’, uno dei primi esempi di rock psichedelico in assoluto.
Il primo contatto di Paul, John, George e Ringo con il misticismo indiano, avvenne ad agosto del 1967 quando su input di Patty Boyd, conobbero Maharishi Mahesh Yogi a Londra, in un incontro pubblico presso l’Hilton di Park Lane. Fu in quest’occasione che il guru propose loro di partecipare a un ritiro spirituale che si sarebbe svolto a Bangor, nel Galles.
I Beatles accettarono e partirono nei giorni seguenti, con un gruppo di “amici” formato da 300 persone, tra cui Mick Jagger e Marianne Faithfull.
Sei mesi dopo, nel febbraio del 1968, i Fab Four si recarono in India presso l’ashram del guru, a Rishikesh, nell‘Uttarakhand, in quella che era considerata la “capitale mondiale dello yoga”, situata nei pressi del Gange ai piedi dell’Himalaya, in mezzo alla giungla.
Erano in compagnia di mogli, fidanzate e amici tra i quali il cantautore Donovan, l’attrice Mia Farrow con la sorella Prudence, per un corso di meditazione trascendentale, lontano da tutti e tutto, in apparenza.
Quel viaggio sarebbe diventato fondamentale per l’evoluzione dell’interesse mondiale per il mistico mondo dell’Oriente, attenzione che toccò vari ambiti dalla cultura popolare alla musica, alla letteratura e il cinema, alla fotografia, alla moda, fino alla pubblicistica in generale.
Durante il loro soggiorno all’ashram i Beatles scrissero molte canzoni che sarebbero state in seguito pubblicate negli album The Beatles (l’album bianco), Abbey Road e Let It Be. E proprio alla presenza della sorella di Mia Farrow, è dedicata una delle canzoni più ipnotiche e allo stesso tempo delicate del quartetto di Liverpool, Dear Prudence.
L’esposizione segue un itinerario diviso fra undici sale del Museo, in un incontro tra il viaggio nel mistico, materiale d’epoca con memorabilia beatlesiane, fotografie indiane di Italo Bertolasi e soprattutto di Pattie Boyd, protagonista diretta di tutta il periodo mistico dei Beatles.
Pattie Boyd, fidanzata e moglie di George Harrison, prima, poi amante, moglie e musa ispiratrice di Eric Clapton. Per lei i due chitarristi scrissero pezzi immortali. Almeno tre famosissime canzoni dei Beatles, scritte da Harrison, sono state dedicate a lei: “Something” contenuta nell’album Abbey Road, il singolo “For You Blue” e “I Need You” (presente in Help). Clapton, che già le aveva dedicato la celeberrima “Layla”, oltre che “Bell Bottom Blues”, contenute nel medesimo LP, più avanti trovò, ispirandosi a lei, la verve artistica nel comporre l’altrettanto famosa “Wonderful Tonight”.
Dopo essere stata una modella simbolo della “Swinging London” e per le maggiori case di moda, da anni Pattie Boyd, svolge l’attività di fotografa e allestisce mostre in tutto il mondo (Dublino, Sydney, San Francisco etc..) ove espone i suoi scatti. Ha scritto inoltre una sua biografia (pubblicata nel 2007) dal titolo “Wonderful Tonight: George Harrison, Eric Clapton and Me”.
In mostra le prime edizioni di libri storici, come “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, “La lunga strada per Katmandu” e soprattutto l’iconico “Siddharta”, il romanzo di Herman Hesse che allora interessò molti giovani al misticismo.
Inoltre si possono vedere anche le prime edizioni di manuali di viaggio, libri, guide adatte a chi voleva raggiungere l’India senza soldi, il reportage televisivo del giornalista Furio Colombo che si trovava per caso a Rishikesh negli stessi giorni dei Beatles, fino a Wonderwall, film psichedelico del 1968 diretto da Joe Massot con musiche di George Harrison, in quello che fu il primo album da solista di un Beatles. Un album “sperimentale” il cui stile è una fusione tra musica indiana e occidentale. Metà dell’album fu registrata a Bombay da musicisti indiani, metà a Londra da musicisti inglesi. Album, che sarà poi d’ispirazione per uno dei grandi successi degli Oasis, chiamato non a caso Wonderwall.
Nella mostra il lato più insolito presenta le Ceramiche tantriche di Ettore Sottsass e varie opere di Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Luigi Ontani, Francesco Clemente che mostrano i vari punti di vista nell’avvicinarsi all’Oriente dei vari artisti, mentre centinaia di oggetti provenienti da diversi ambiti e linguaggi s’incontrano con opere d’arte contemporanea, in un contesto pieno di suggestioni, suoni e soprattutto colori.
La mostra è visitabile da martedì alla domenica dalle 11 alle 19, con chiusura il lunedì.
Il biglietto d’ingresso alla mostra intero costa 10 euro, ridotto per i ragazzi tra i 18 e i 25 anni e over 65 8 euro ed è gratuito per i disabili, accompagnatori, giornalisti con tesserino, insegnanti accompagnatori, i minori di 18 anni e i possessori dell’Abbonamento Musei.
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