Le foibe spiegate ai ragazzi: un libro per non dimenticare
Da Claudio Pasqua
Febbraio 09, 2025

Nel suo libro, Greta Sclaunich raccoglie testimonianze e rivisita personalmente i tragitti del massacro. Il suo obiettivo è “spiegare ai ragazzi” una tragedia che ancora oggi fatica a essere raccontata.
“Se cadi lì dentro, nessuno ti troverà più”. Erminia, una bambina di dodici anni che vive a Santa Domenica di Visinada sul Carso, è avvertita dalla madre riguardo al pericolo delle foibe, quelle cavità carsiche vicino casa che diventeranno la tomba di migliaia di italiani. Tre anni dopo, Erminia riuscirà a fuggire a Trieste con la sua famiglia, inseguita dai partigiani di Tito, che cacciavano gli italiani nella Venezia Giulia dopo l’armistizio del 1943. Questo genocidio non risparmiava nessuno, alimentato dall’odio verso gli italiani, considerati fascisti, e ancor più se ebrei. Erminia Dionis, nata nel 1931, è una delle protagoniste di un libro che affronta la tragica scomparsa di migliaia di italiani, gettati vivi nelle foibe, considerate dalle autorità locali luoghi di sepoltura non di animali o rifiuti, ma di presunti nemici per il solo fatto di parlare italiano nelle terre istriane e dalmate. “Le foibe spiegate ai ragazzi” (Piemme, 144 pagine, https://www.edizpiemme.it/libri/la-foibe-spiegate-ai-ragazzi/) è scritto dalla giovane giornalista goriziana Greta Sclaunich, che con il suo nome tedesco e il cognome slavo è profondamente italiana.
Con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Greta ha raccolto testimonianze, esaminato lettere e diari, ma soprattutto ha ripercorso fisicamente i tragitti che anche la sua famiglia dovette seguire per restare “di qua”. Questo libro diventa ancor più rilevante poiché il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, una storia che da venti anni è celebrata, ma che ancora fatica a essere accettata. “Si sa davvero poco”, afferma Greta, “per troppo tempo le testimonianze dei sopravvissuti sono state ignorate”. L’esodo giuliano-dalmata ha visto molti raggiungere la salvezza oltreconfine, mentre altri non sopravvissero e finirono nelle foibe. Un’identità di confine che costringeva a scegliere un lato.
“Sono cresciuta amata, pensando che la vita fosse un gioco”, scrive Egea Haffner, nata a Pola nel 1941, nel prologo del libro. “Non immaginavo che la mia vita sarebbe cambiata per sempre”. Il 4 maggio 1945, gli slavi prelevarono suo padre e da allora non lo vide mai più. Egea è l'”esule giuliana 30001″, la cui foto è diventata un’icona del tempo. Greta Sclaunich ha unito queste storie, senza indulgere nel lamento, con l’intento che siano i giovani a scoprire la verità anche sui luoghi più nascosti, come l’Abisso Plutone, una foiba profonda 190 metri, dove almeno venti persone sono state inghiottite dalla terra. “Guardando dentro non si vede niente, ma fa impressione immaginare ciò che è successo in quel periodo”, scrive nel libro.
Una delle storie più potenti è quella di Italia Giacca, che nel giugno del 1948, all’età di sei anni, dovette lasciare Stridone in Istria per raggiungere Trieste, dove suo padre si era rifugiato. Durante la fuga, l’unico oggetto che portò con sé fu la teiera rossa della nonna. Ma è il racconto di Graziano Udovisi a essere davvero emblematico. Nel 1943, a 18 anni, fu gettato nella foiba di Vines insieme ad altri cinque. Dopo aver evitato i colpi di fucile, riuscì a risalire la parete, tornare a casa, cambiarsi e fuggire nei boschi per sessanta chilometri. Udovisi visse fino al 2010, sognando ogni notte l’inferno, ma svegliandosi ogni giorno libero. Un eroe che ci invita a non dimenticare.
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Claudio Pasqua
Giornalista scientifico. Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana